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Cistite ma urinocoltura negativa: che fare?

Cistite ma urinocoltura negativa: che fare?

Caso di studio: sintomi della cistite presenti, ma urinocoltura negativa.
Partiamo dai seguenti presupposti:

  • il prelievo di urina è stato effettuato correttamente e senza terapia antibiotica; l’interpretazione dei risultati è quindi oggettivamente possibile
  • assenza di ematuria (presenza di sangue nelle urine)
  • la leucocituria (presenza di leucociti, cioè anticorpi, in vescica) è significativa
  • il laboratorio rileva una ‘coltura negativa’

Soffermiamoci su quest’ultimo punto.
I laboratori di analisi fanno riferimento a una norma emessa dall’Istituto Superiore di Sanità Italiano che raccomanda di interpretare i risultati della batteriuria (presenza di batteri nelle urine) nel seguente modo: “Se il risultato dell’urinocoltura è definito ‘negativo’, significa che la crescita di microrganismi è assente o inferiore a 100mila colonie per millilitro di urina. In questo caso, non è presente alcuna infezione” (fonte: articolo pubblicato in data 17 dicembre 2021 su issalute.it).
Applicando queste direttive, i laboratori fanno quindi apparire un risultato ‘negativo’ per tutte le colture nelle quali la presenza batterica vari da o a 1.000 o 10.000 UFC/ml.
Quindi, la presenza di leucocituria (segnale di risposta del sistema immunitario a fronte di un’aggressione di tipo batterico) potrebbe significare non che le urine analizzate non sono sterili, ma che contengono una presenza batterica ‘bassa’.

Cosa ne possiamo concludere?
È vero che in un soggetto sano e in assenza di fattori di rischio, una batteriuria ‘bassa’ (inferiore ai valori sopra indicati) è facilmente gestita e risolta dal sistema immunitario. Ecco perché le linee guida mediche raccomandano di non intervenire a livello terapeutico.
Tuttavia, in caso di cistite recidivante, una presenza batterica urinaria anche bassa può essere il punto di partenza di un nuovo episodio acuto per le seguenti ragioni:

1. Deficit immunitario
Lo storico delle persone che soffrono di cistiti batteriche croniche fa spesso riferimento a:

  • numerose terapie antibiotiche (la cui pertinenza è spesso discutibile)
  • un’alterazione della flora fisiologica responsabile di assicurare la prima linea di difesa della sfera uro-genitale
  • un’alterazione della risposta immunitaria a fronte di eventuali attacchi di agenti uro-patogeni meno ricca rispetto al soggetto sano

Per tutte queste ragioni, in un contesto di infezioni urinarie recidive e croniche, le difese fisiologiche spesso non sono più in grado di proteggere l’ambiente vescicale neanche contro quegli attacchi batterici con quantità di batteri moderata.
Questo disequilibrio tra batteri uro-patogeni ‘aggressivi’ e risposta immunitaria ‘difensiva’ lascia la possibilità a una leggera presenza batterica di svilupparsi, proliferare e diventare una vera e propria infezione urinaria, dove la quantità batterica aumenterà fino a sorpassare la soglia significativa.

2. Fragilità dell’urotelio

Anche qui, tutto dipende dal soggetto.
Nel soggetto sano, l’urotelio è integro e non presenta infiammazione, né zone ‘corrose’. L’aggressione che subisce in presenza di una piccola quantità di batteri verrà quindi accolta in modo meno acuto, quindi con meno sintomatologia, se non addirittura senza.
Dall’altro lato, invece, in un contesto di cistiti recidivanti, la bassa concentrazione batterica attaccherà l’urotelio già danneggiato e fragile. Una quantità batterica normalmente asintomatica in un soggetto sano sarà dunque probabilmente causa di un quadro clinico acuto in un soggetto cronico.

Come agire in questo caso?
Come sottolineato dalle norme in vigore, questa situazione non richiede l’utilizzo di antibiotico; sarebbe come lanciare una bomba nucleare su un battaglione di 10 soldati nemici: un approccio sproporzionato e con effetti collaterali ben più gravi dei danni provocati dai 10 soldati in questione.
Tuttavia, tale situazione deve essere gestita scrupolosamente per evitare che degeneri in un episodio acuto.
Siamo di fronte a un caso in cui un prodotto della linea Ausilium (contenente D-Mannosio, Morinda citrifolia e alcalinizzante) è indicato per i seguenti motivi:

  • nessun effetto collaterale
  • dosaggio adattabile in base all’evoluzione della sintomatologia
  • D-Mannosio, molto efficace nella lotta contro una bassa concentrazione di batteri
  • Morinda citrifolia come immunostimolante per rinforzare le difese immunitarie naturali
  • Morinda citrifolia, anti-infiammatoria per lenire la sintomatologia dolorosa o i fastidi minzionali, se necessario
  • alcalinizzante, indispensabile per frenare la proliferazione batterica e lottare contro l’acidità urinaria (che aumenta i dolori di tipo infiammatorio)

A fronte di questi risultati delle urinocolture, con o senza sintomatologia, rinviamo alla lettura di questo articolo, che descrive passo passo l’iter da seguire in caso di episodio acuto di cistite.

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