In data 4 novembre 2022 si è tenuto a Roma il primo congresso sulla vulvodinia, dove sono state presentate alcune proposte di studi scientifici sul tema.
Questo articolo riporta e riassume alcuni degli studi presentati.
Multidisciplinarietà e vulvodinia
Autori : Dott.ssa Barbara Del Bravo specialista in ginecologia, Dott.ssa Daria Vescio fisioterapista e osteopata, Dott.ssa Clara Meo psicologa e psicoterapeuta, Dott.ssa Erika Moretto biologa nutrizionista, Dott.ssa Marta Cioni fisioterapista.
Argomento: L’importanza della multidisciplinarietà nella vulvodinia.
La vulvodinia è una patologia complessa e sottodiagnosticata che richiede un approccio multidisciplinare. Le cause della vulvodinia e quindi le esigenze delle pazienti sono diverse da caso a caso (farmaci, fisioterapia, approccio nutrizionale e/o psicologico); per questo l’approccio multidisciplinare si è dimostrato la strategia vincente sia in termini di risposta clinica che di riduzione delle recidive.
Il nostro protocollo prevede sempre una valutazione iniziale congiunta a livello ginecologico e fisioterapico da cui deriva la scelta del trattamento, il quale viene ogni volta personalizzato in base alle esigenze della donna. L’opportunità di includere un supporto psicologico viene valutata caso per caso, sia in termini di necessità che di tempistiche. Inoltre per lavorare in modo più specifico sulla gestione del dolore, adottiamo una combinazione di TENS e training autogeno. L’obiettivo finale è quello di promuovere la consapevolezza e la competenza delle pazienti nella gestione della loro patologia, rimanendo supportate dal nostro team.
Disbiosi del microbiota intestinale e vaginale come fattori scatenanti dell’attivazione dei mastociti
Alla base dei meccanismi eziopatogenetici della vulvodinia c’è un evidente processo infiammatorio che scatena una risposta eccessiva del sistema immunitario. Recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato che il tessuto vestibolare delle donne affette da vulvodinia presenta un forte infiltrato di mastociti e una maggiore densità di mediatori chimici pro-infiammatori, come IL-6, PGE2, TNF-α e IL-1. Dietro la cascata infiammatoria si cela un innesco infettivo che stimola la degranulazione dei mastociti, inducendo la proliferazione delle terminazioni nervose la quale dipende dalla percezione del dolore.
È stata dimostrata una diversa composizione del microbiota vaginale nelle donne affette da vulvodinia rispetto ai controlli sani, con una riduzione dei Lattobacilli e un concomitante aumento degli opportunisti (Klebsiella, Escherichia coli, Candida). Il microbiota vaginale non è isolato ma ‘comunica’ con alcune zone limitrofe (tra cui l’intestino), facendo ipotizzare un ecosistema molto complesso, costituito da diversi assi di comunicazione, come intestino-vescica, intestino-vagina e vagina-vescica.
Qui presentiamo i risultati ottenuti su 100 donne di età compresa tra 20 e 55 anni con diagnosi di vulvodinia che hanno consultato il servizio ambulatoriale di nutrizione e studio del microbiota del Dr. Roger Panteri nel periodo 2021-2022. Queste pazienti sono state sottoposte a un’analisi di base per valutare lo stato microbiologico e infiammatorio nell’intestino. I risultati mostrano che tutte le pazienti, oltre a uno storico di infezioni vaginali e urinarie, presentavano una o più alterazioni intestinali, tra cui disbiosi del microbiota intestinale, presenza di disbiosi urinaria (Indican elevato), permeabilità intestinale alterata (zonulina fecale elevata), istamina fecale elevata o presenza di SIBO nell’intestino tenue.
Si suggerisce di sviluppare un nuovo modello di terapia funzionale per la vulvodinia che valuti i parametri della disbiosi intestinale come fattore infettivo scatenante dell’ecosistema vaginale e metta in atto strategie dietetiche e integrative per contrastare la disbiosi, ripristinare la barriera intestinale e stabilizzare l’attivazione dei mastociti.
Fattori predisponenti alla vulvodinia e loro correlazione
Autori: Dott.ssa Simona Ruisi, ASST Santi Paolo e Carlo, Ospedale San Paolo, Milano, Italia.
Dott.ssa Valeria Vitelli, Dipartimento di Biostatistica, Oslo Centre for Biostatistics and Epidemiology, Università di Oslo, Norvegia.
Dott. Stefano Manodoro, CasaMedica, Bergamo, Italia.
Autore corrispondente Chiara Marra, CasaMedica, Bergamo, Italia.
Argomento: Fattori predisponenti della vulvodinia
La vulvodinia è una patologia multifattoriale frequente. Se ne riconoscono due forme: provocata e spontanea. In letteratura sono stati riportati diversi fattori che predispongono singolarmente alla vulvodinia. Abbiamo raccolto i dati di 48 pazienti affette da vulvodinia seguite presso CasaMedica nel 2020 (100 visite in totale). I fattori predisponenti alla vulvodinia studiati sono stati: intestinali (disbiosi correlata a infezioni urogenitali ricorrenti), psicosociali (traumi, abusi, conflitti di coppia), ormonali (clima ipoestrogenico), posturali, atopici, presenza di endometriosi e/o disfunzione del pavimento pelvico.
Risultati:
1. La vulvodinia è associata alla PLD (malattia del fegato policistico) nell’80% dei casi, al fattore intestinale nel 43% dei casi e al fattore psicosociale nel 34% dei casi.
2. Frequentemente (80% delle visite) vengono rilevati almeno 2 fattori.
3. L’endometriosi è il fattore predisponente più comune, presente in combinazione con altri. È significativamente associata ai fattori posturali (r=0,26, p-value=0,01) e psicosociali (r=0,32, p-value<0,001), e negativamente all’atopia (r=-0,20, p-value=0,04).
4. I fattori predisponenti sono più frequentemente associati alla vulvodinia provocata, in particolare l’endometriosi (r=0,30, p-value=0,003) e il fattore posturale (r=0,26, p-value=0,009).
I dati preliminari del nostro studio supportano l’ipotesi che la vulvodinia sia una condizione multifattoriale la cui insorgenza e mantenimento sono dovuti ad almeno due fattori.
Sebbene non sia uno dei fattori predisponenti più comuni, è interessante notare che l’endometriosi è spesso presente in associazione ad altri fattori e che è correlata, insieme al fattore posturale, alla vulvodinia provocata. Ad oggi i fattori predisponenti ritenuti causa di vulvodinia sono associati alla forma provocata. Riteniamo quindi essenziale proseguire la ricerca sulle possibili cause della vulvodinia spontanea. La nostra ricerca ha coinvolto un campione rappresentativo di donne affette da vulvodinia. Tuttavia, la dimensione ridotta del campione potrebbe rappresentare un limite e richiede quindi una conferma in un campione più ampio.
In conclusione un’ulteriore definizione dei fattori predisponenti della vulvodinia in gruppi di pazienti meglio definiti potrebbe consentire in futuro un approccio terapeutico più personalizzato.
Chiarire la traiettoria della malattia della vulvodinia e identificare potenziali fattori di rischio associati a questa traiettoria
Autori: Dott.ssa Giulia Emily Cetera*, Unità di Ginecologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, Italia – Dipartimento di Scienze Cliniche, Ospedale Universitario di Milano, Italia.
Dott.ssa Camilla Merli*, Unità di Ginecologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, Italia.
Dott.ssa Federica Facchin, Dipartimento di Psicologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Italia.
Dott.ssa Giussy Barbara, Unità di Ginecologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, Italia – Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità, Ospedale Universitario di Milano, Italia.
Dott.ssa Carlotta Caia, Unità di Ginecologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, Italia – Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità, Azienda Ospedaliera Universitaria di Milano, Italia.
Dott.ssa Giada Libutti, Unità di Ginecologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, Italia.
Dott.ssa Veronica Boero, Unità di Ginecologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, Italia.
*G. E. Cetera e C. E. M. Merli hanno contribuito in egual misura a questo lavoro e devono quindi essere considerate entrambe come prime autrici.
Argomento: Chiarire la traiettoria della malattia della vulvodinia e identificare potenziali fattori di rischio associati a questa traiettoria.
È stata condotta una ricerca su Pubmed per identificare tutti gli articoli che analizzavano la storia naturale della vulvodinia con un follow-up minimo di due anni. I dati sono stati riassunti utilizzando un approccio narrativo a causa della marcata eterogeneità degli studi esaminati.
Sono stati inclusi nella revisione cinque studi (978 pazienti con vulvodinia, 634 controlli). Dopo un follow-up di due anni, il 50,6% delle pazienti ha avuto una remissione della malattia e solo il 9,6% ha avuto sintomi persistenti. La remissione seguita da recidiva è stata osservata nel 26-39,7% dei casi dopo un follow-up di 2-25 anni. Analizzando l’evoluzione della sintomatologia nel tempo, dopo sette anni di follow-up, il dolore era ridotto nel 71,1% dei casi, mentre persisteva nel 28,9% delle pazienti. Inoltre, dopo due anni di follow-up, i sintomi depressivi erano mediamente ridotti, e la funzione e la soddisfazione sessuale erano migliorate. I fattori associati alla remissione della malattia includevano una migliore coesione di coppia e una riduzione dei valori del dolore post-coitale e del ‘peggior dolore percepito’. I fattori di rischio per la persistenza dei sintomi includevano lo stato civile, alti valori di dolore, depressione/ansia, obesità, cistite interstiziale, dolore durante il sesso orale, fibromialgia, età avanzata e vulvodinia primaria o generalizzata. D’altra parte, la recidiva della malattia era associata a una maggiore durata del dolore, a valori più elevati del ‘peggior dolore percepito’ e alla vulvodinia provocata.
I sintomi della vulvodinia sembrano migliorare nel tempo, indipendentemente dal fatto che la paziente riceva o meno un trattamento adeguato. Questo dato è di fondamentale importanza, viste le conseguenze deleterie della vulvodinia sulla qualità di vita delle pazienti interessate.