Prima di presentare il batterio in questione, iniziamo questo articolo con una piccola introduzione che riprenda la tematica del pH, già ampiamente trattata in altri articoli.
Il pH, ovvero il potenziale idrogeno, misura l’acidità dei liquidi corporei; questo significa che:
- pH neutro = 7
- pH acido < 7
- pH alcalino > 7
A differenza del pH del sangue, quello delle urine è fisiologicamente acido, e si trova in un range compreso tra 4.5 e 7.5. L’acidità del pH fa dunque parte di una fisiologia ideale della vescica.
Proprio per questo per molto tempo si è pensato che l’acidità proteggesse l’ambiente vescicale dalle infezioni e che, se ci fosse stata un’infezione, occorreva acidificare ancora di più per evitare che i batteri proliferassero. Tuttavia, al contrario acidificare il pH urinario in caso di infezione non un miglioramento, bensì un peggioramento della sintomatologia e non disturba affatto la maggior parte dei batteri come, ad esempio, Escherichia coli.
Alcalinizzare quindi è la cosa migliore da fare in presenza di E. coli e Klebsiella. Tuttavia, in presenza di Proteus mirabilis questa strategia è controproduttiva. Scopriamo perché.
Proteus mirabilis appartiene alla famiglia delle Enterobacteriacee; in particolare, si tratta di un batterio Gram negativo aerobo mobile. È un batterio commensale del tubo digerente degli animali ed è spesso causa di infezioni alle vie urinarie, soprattutto in pazienti cateterizzati o che seguono profilassi antibiotiche.
Inoltre, si tratta di un batterio ureasi positivo: dopo aver aderito alla parete uroteliale e aver colonizzato le vie urinarie, libera dell’ureasi, sostanza che realizza la conversione dell’urea in ammoniaca e CO2; ne consegue un aumento del pH urinario (l’urina diventa più alcalina) e la formazione di precipitati minerali (concrezioni chiamate comunemente ‘sabbia’), i quali possono portare alla formazione di calcoli renali.
Un’infezione urinaria provocata da Proteus mirabilis è quindi piuttosto invasiva: la sintomatologia è persistente, in particolar modo per via dell’irritazione creata dai danni alla parete vescicale.
Quindi, questo tipo di infezione è uno dei rarissimi casi in cui non occorre alcalinizzare, ma potrebbe essere indicato l’uso di prodotti a base di cranberry. Meglio evitare quindi succo di limone, bicarbonato, integratori alcalinizzanti e mantenere il pH inalterato.
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