In questo articolo riportiamo il vissuto di una delle nostre lettrici affetta da uretrite, e cogliamo l’occasione per proporre un possibile percorso di gestione.
“Per anni ho sofferto di cistite, sempre affrontata con antibiotici, viste le urinocolture positive (presenza batterica di E. coli). Ma la terapia prescritta era sempre poco o per nulla efficace e le recidive dietro l’angolo pronte a colpire ancora.
In più i trattamenti portavano molti effetti collaterali: micosi, irritazioni, disturbi digestivi, fatica, abbassamento delle difese immunitarie; e sono convinta che abbiano contribuito anche alla cronicizzazione delle cistiti.
Dopo circa 3/4 anni di tribolazioni varie, ho cominciato a soffrire di un disagio praticamente continuo al basso ventre. All’inizio era una sensazione ‘sorda’, che facevo fatica a identificare e a localizzare precisamente. Più passava il tempo e più questo fastidio, tramutatosi in un formicolio, era presente e localizzato in fondo alla vescica, nell’uretra. Di lì a pochi mesi è diventata un vero e proprio bruciore, simile a quello di un episodio acuto di cistite, ma allo stesso tempo molto diverso: non avevo dolore quando facevo pipì! Anzi, accadeva esattamente il contrario: dopo la minzione provavo sollievo. Nel momento in cui la minzione terminava il dolore riprendeva e aumentava gradualmente fino alla minzione successiva. Il mio medico e due urologi non sono stati in grado di capire di cosa si trattasse. Le urinocolture nel frattempo erano diventate negative, adesso si parlava di infiammazione (o irritazione) ma senza infezione. Un urologo mi ha parlato di cistite interstiziale, un altro di problemi di tipo psicologico (!).
Finalmente, a forza di indagare, ho trovato degli elementi nella letteratura medica anglosassone che iniziavano ad assomigliare a delle risposte. Si trattava né più né meno di una uretrite batterica. Spesso questa diagnosi nella donna è esclusa a priori per via di evidenti ragioni anatomiche: l’uretra è molto corta. Ma un organo, per quanto piccolo sia, può comunque ‘ammalarsi’!
Infatti spesso si suppone che i batteri responsabili delle cistiti non possano annidarsi nell’uretra femminile perché non hanno nulla a cui ‘aggrapparsi’. Questo è senz’altro vero nella vita di una donna che ha avuto un solo episodio di infezione urinaria, ma è tutto un altro paio di maniche quando si parla di 15-20 episodi di cistite l’anno! In questo caso l’adesione dei batteri patogeni sulla parete dell’uretra è favorita da due meccanismi:
- una maggior frequenza di contatto tra parete e batteri
- una qualità e una resistenza della parete dell’uretra che è diminuita a causa delle infezioni croniche e dei trattamenti antibiotici, i quali, uccidendo i batteri, provocano una grande produzione di tossine (rilasciate dai batteri stessi nel momento in cui vengono distrutti), le quali hanno un effetto ‘abrasivo’ sulle mucose vescicali e uretrali
E le urinocolture negative come si spiegano? Semplice, per fare il prelievo delle urine si scarta il primo getto, che è esattamente quello che può contenere i batteri presenti in uretra! Inoltre la capacità dei batteri patogeni di creare un biofilm li rende perfettamente invisibili alle analisi di laboratorio”.
Che cosa fare in caso di uretrite batterica nella donna?
1. Evitare o moderare l’assunzione di antibiotici
Se una donna arriva al punto di avere un’infezione batterica localizzata unicamente nell’uretra è perché probabilmente viene da una storia di infezioni urinarie e vaginali frequenti. Gli antibiotici in quel caso non sono più una soluzione affidabile perché portano a delle resistenze sempre più importanti dei batteri coinvolti e abbassano le difese immunitarie per via degli effetti collaterali che colpiscono negativamente la flora fisiologica dell’organismo. Inoltre gli antibiotici sono totalmente inefficaci sui biofilm batterici, presenti in più del 60% dei casi, e probabilmente ancor di più in caso di uretrite.
2. Limitare le possibili cause di irritazione dell’uretra oltre a quella batterica
A questo scopo il consiglio principale è quello di alcalinizzare le urine, evitando assolutamente di assumere cranberry, mirtillo rosso e uva ursina, i quali acidificano fortemente le urine. È inoltre fortemente consigliato limitare il consumo di prodotti di derivazione animale: carni (sia rosse che bianche), salumi, frutti di mare, latticini, formaggi, alcool e alimenti che hanno subito processi di fermentazione (come pane e pizza).
È molto importante anche evitare gli sfregamenti genitali e vulvari: indossare abiti ampi, intimo in cotone comodo e non sintetico (possibilmente bianco, in cotone o seta), utilizzare Ausilium Crema prima e dopo i rapporti, evitare bicicletta, equitazione e spinning.
3. Sbarazzarsi del biofilm batterico e dei batteri uropatogeni
Il metodo migliore per privare i batteri dello scudo protettivo rappresentato dal biofilm è portare a contatto con quest’ultimo un agente come l’N-Acetilcisteina, al fine di disgregarlo. I batteri fuoriusciti dal biofilm potranno così essere eliminati dal D-Mannosio, che li intercetterà impedendone l’adesione alla mucosa e trascinandoli all’esterno con il flusso dell’urina.
Attenzione: perché questa serie di eventi abbia luogo con la corretta successione è necessario che i principi attivi menzionati vengano veicolati in vescica – e dunque nel canale uretrale – all’interno di un unico integratore. Assumerli in forme diverse, o comunque separatamente, potrebbe portare a un’inversione degli eventi, vanificando l’azione del D-Mannosio o peggio, disgregando il biofilm quando il D-Mannosio non sarà più disponibile, dando luogo a un peggioramento dovuto alla grande quantità di batteri fuoriusciti dal biofilm che colonizzerà facilmente la mucosa, non incontrando ostacoli.
Quando i batteri si trovano nell’uretra, la difficoltà maggiore è permettere un contatto dei principi attivi con la parte interessata per un tempo sufficiente, visto che questi sono veicolati dall’urina, e che l’urina transita per l’uretra solo per pochi attimi.
D-Mannosio e uretra: come rendere efficace il D-Mannosio nell’uretra?
4. Metodo MIM
Il metodo d’Interruzione Minzionale Manuale (MIM) è un’operazione manuale che permette di prolungare il tempo di contatto tra un principio attivo veicolato dall’urina (D-Mannosio in questo caso) e la mucosa del canale uretrale.
Per più informazioni rimandiamo a questo articolo.