La relazione tra microbiota intestinale e disturbi uro-ginecologici è sempre più studiata e riconosciuta. Se la presenza batterica responsabile della cistite ha origine intestinale (quindi è provocata da batteri presenti normalmente nell’intestino, come Escherichia coli o gli Enterococchi), è molto probabile che siate vittime di una ‘auto-infezione’ che può essere causata da due meccanismi. Vediamoli in dettaglio qui di seguito.
1. Colonizzazione delle vie urinarie tramite risalita batterica
I batteri commensali presenti nell’ambiente intestinale colonizzano fisiologicamente anche il perineo, in modo permanente e soprattutto dopo la defecazione (momento in cui sono ancora più numerosi e ‘vari’).
La loro presenza perineale è regolata grazie a:
- una distanza fisiologica tra l’ano e l’ambiente urinario (spazio di diversi centimetri, sufficientemente complicato da percorrere per batteri di pochi millimetri)
- la presenza di una flora vulvovaginale equilibrata (con la giusta quantità di Lattobacilli); se compromessa – come in caso di menopausa o assunzione di antibiotici– andrà ripopolata affinché si interponga e faccia da barriera ai batteri potenzialmente patogeni per le vie urinario e genitali
- un’igiene intima appropriata, non aggressiva, dopo la defecazione, che riesca a eliminare i batteri potenzialmente patogeni; la detersione perineale dovrebbe avvenire utilizzando un detergente intimo adatto – ideale con un pH 4-4.5, come quello di Ausilium pH4 e Ausilium Mousse –, seguito da un abbondante risciacquo.
L’igiene andrà sempre effettuata ‘da davanti verso dietro’, e mai viceversa.
Dal momento in cui i batteri superano queste linee di difesa e arrivano nell’ambiente urinario risalendo poi verso la vescica, la cistite che si scatena viene definita cistite ‘da risalita’ dei batteri.
Precisiamo che questa tipologia di cistite è sostenuta dalla presenza di certi fattori predisponenti e fattori precipitanti:
- anatomia del perineo modificata (ad esempio a seguito di un parto complicato o un’episiotomia)
- atrofia vulvovaginale (menopausa)
- secchezza vulvovaginale (causata da contraccezione, mestruazioni, premenopausa o menopausa)
- disbiosi vaginale (in questo caso sarebbe opportuno seguire cicli regolari di probiotici)
- recente o eccessiva assunzione di antibiotici
- igiene intima inadatta o aggressiva
- abiti troppo stretti
2. Colonizzazione delle vie urinarie per migrazione batterica
In certi casi la parete dell’intestino può presentare una certa porosità, detta anche iper-permeabilità intestinale.
In altri termini le tight junctions che esistono tra le cellule che compongono la mucosa intestinale si dilatano, creando delle spaccature (dell’ordine di millimetri) sufficienti affinché i batteri che popolano fisiologicamente l’intestino riescano a uscirne e contaminare la vescica; questo è un caso di cistite ‘per migrazione’.
È importante precisare che la permeabilità intestinale è spesso causata da un processo di reazione a catena che causa sia una disbiosi (squilibrio) del microbiota, sia un’infiammazione dell’apparato digerente (del colon in particolare), la cui origine va ricercata in:
- uno squilibrio alimentare
- intolleranze alimentari
- transito intestinale alterato (stitichezza, dissenteria, meteorismo)
- utilizzo ripetuto o cronico di alcuni farmaci (come cortisonici e PPI)
- abuso di lassativi
- scarsa attività fisica
- idratazione insufficiente
Comprendere la ‘radice’ del problema è la chiave per mettere in campo misure volte alla sua risoluzione:
- gestione delle cause della disbiosi intestinale ->
- riduzione dell’infiammazione intestinale ->
- regressione della porosità ->
- arresto della migrazione batterica->
- stop alle cistiti.
È bene precisare anche che la cistite per migrazione è un’importante causa della formazione di biofilm patogeni. In questo caso è quindi necessario mettere in campo un’azione preventiva articolata in tre fasi:
- disgregazione ed eliminazione dei biofilm patogeni vescicali
- prevenzione dell’arrivo dei batteri in vescica
- risoluzione dell’iperpermeabilità intestinale
PPI: causa insospettabile di cistite
Ad oggi i PPI, Inibitori della Pompa Protonica (conosciuti anche come ‘antiacidi’), sono tra i medicinali più prescritti in caso di disturbi gastrici. La loro assunzione – singola o cronica – è molto diffusa, mentre i loro possibili effetti collaterali, benché chiaramente identificati e descritti nella letteratura scientifica, restano poco conosciuti al grande pubblico.
L’assunzione ripetuta di queste terapie può iniziare delle reazioni a catena che costituiscono un fattore di rischio della cistite batterica (per risalita, ma soprattutto per migrazione) poiché causano:
- alcalinizzazione del pH gastrico
- alterazione del pH del bolo alimentare, che passa successivamente nell’intestino
- alterazione delle condizioni ambientali, atte a favorire lo sviluppo di un microbiota digestivo equilibrato
- progressiva alterazione del microbiota (nei casi più gravi SIBO, SIFO o candidosi)
- disbiosi intestinale che provoca disturbi di digestione, assorbimento o transito (l’IBS riguarda quasi il 20% della popolazione adulta)
- instaurazione di processi infiammatori cronici
- danno alla parete del tubo digerente, allentamento delle giunzioni strette dell’enterocita (cellule che compongono la parete intestinale)
- ‘fuga’ di sostanze dal tubo digerente, le quali non dovrebbero essere assorbite in condizioni fisiologiche normali (come i metaboliti della digestione che, trovandosi nel flusso sanguigno dove non dovrebbero essere, si comportano come tossine)
- migrazione batterica e fungina fuori dal tubo digestivo e verso gli organi vicini (come la vescica)
Per tutti questi motivi in caso di assunzione cronica di PPI (purtroppo praticata spesso, nonostante questi siano concepiti per assunzioni brevi e singole), è consigliabile adottare qualche strategia preventiva come:
- assicurarsi che dieta e consigli alimentari volti a ridurre acidità e reflusso siano seguiti correttamente
- valutare con il medico curante, in base al problema da trattare e ai sintomi, se è davvero necessario assumere PPI, o la possibilità di ridurne quantità o frequenza nel tempo
- per facilitare la riduzione del consumo di PPI, si può pensare di utilizzare altri prodotti naturali, privi di effetti collaterali per regolare acidità, reflusso e relativi sintomi (Gastrivox può fornire un supporto adeguato in questo caso)
- coadiuvare la terapia PPI con alcuni integratori per ridurne gli eventuali impatti (in particolare Sette+, Alaquer e Deaflor)
Vi ringraziamo per aver dedicato il vostro tempo alla lettura di questo articolo e cogliamo l’occasione di ricordare l’importanza di fare sempre un distinguo tra un caso e l’altro: ogni caso è unico.
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