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Cistiti recidive, stress e peregrinazione medica

Le implicazioni psicologiche nelle persone affette dalle cistiti recidivanti sono pesanti e troppo spesso trascurate. Riceviamo quotidianamente numerosi messaggi di donne (ma anche di uomini) che per anni passano da medico a medico, senza essere prese davvero in considerazione e raccogliendo diagnosi inappropriate, tardive, incomplete. Questo peregrinare, mancanza d’ascolto o comprensione provocano profonde ferite. Si pensi solo alle conseguenze sul piano emotivo, sessuale, professionale e psicologico.
Durante tutto questo peregrinare, la patologia si sviluppa e progredisce, causando danni a livello morale e fisico, e conducendo a una ricerca disperata (e spesso notturna) di possibili spiegazioni e rimedi. Spesso questa ricerca va ben oltre l’opinione di qualche amica, anche lei affetta dalla stessa problematica, estendendosi al web (ore passate sul WC con il cellulare in mano), con tutto quello che ne consegue in termini di disinformazione, false speranze e vicoli ciechi.
Questo percorso porta troppo spesso a commenti o frasi fuorvianti, come: “andrà tutto bene” o “è tutto nella tua testa”. Frasi all’apparenza innocenti, ma che generano un sentimento di solitudine e frustrazione che cresce col tempo.

“È tutto nella tua testa”: la cistite può essere psicologica?
Se è vero che lo stress può indubbiamente portare a una riduzione delle difese immunitarie che espone il soggetto agli attacchi batterici, questo fattore isolato non ha un ruolo così chiave nella comparsa della malattia. Anzi, al contrario lo stress è spesso una conseguenza delle cistiti recidivanti, che alimenta un circolo vizioso già in atto che non fa che aggravare l’intera problematica.
Ricordiamo che la cistite è un’infiammazione delle vie urinarie che può essere batterica o abatterica. Si tratta di un processo biologico: l’infiammazione è una reazione mediata da alcune sostanze prodotte dalle cellule (in risposta a stimoli) e da alcuni messaggi elettrici trasportati dai nervi (anch’essi in risposta a stimoli).
Inutile quindi parlare di ‘cistite psicosomatica’: il nostro spirito non inventa i batteri (i batteri sono presenti, vivi e reali) e non inventa neanche mediatori chimici o elettrici dell’infiammazione e del dolore.
Purtroppo, quando non è possibile individuare la presenza batterica (che potrebbe essere ‘nascosta’ all’interno di un biofilm), appaiono diverse teorie e alcuni professionisti si rifugiano dietro cause ‘psicologiche’, le quali non solo non giustificano niente, ma sono anche totalmente infondate.
In caso di cistite recidivante, è quindi indispensabile scacciare e combattere l’approccio psicologico stretto, e preferire piuttosto una prima investigazione che identifichi i fattori predisponenti e precipitanti in gioco negli episodi acuti.
Infatti, la cistite è praticamente sempre una problematica multifattoriale, che fa leva su diversi punti, il cui numero e la cui natura varia da soggetto a soggetto. Se tra questi fattori c’è una certa fragilità emotiva o una correlazione evidente tra stress e cistite, sarà utile lavorare anche su questo aspetto, ma senza mai renderlo l’unico fattore scatenante, né un ulteriore motivo per colpevolizzare la persona.

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