In questo articolo trattiamo il tema della dieta alcalina in un contesto di cistiti recidivanti.
Quando si parla di cistite, si fa riferimento a un’infiammazione della vescica che provoca, nella maggior parte dei casi, quella che viene descritta come una sensazione di forte bruciore e i cui principali sintomi (dolori, urgenza e frequenza minzionale) possono essere gestiti, in parte, con un regime alimentare ad hoc.
Ricordiamo che l’urina è fisiologicamente acida (ha un pH compreso tra 4.5 e 7.5). Questa caratteristica può sostenere o addirittura aggravare i fastidi in caso di episodio acuto di cistite, a causa del contatto permanente tra urine e parete vescicale. Quest’ultima – nota come urotelio – in caso di cistite acuta o recidivante, è molto probabilmente danneggiata dai continui attacchi batterici, dall’assunzione ripetuta di antibiotici, e talvolta dai tentativi di approccio fitoterapico con prodotti a base di sostanze acidificanti o irritanti (come cranberry e uva ursina).
Per queste ragioni acidificare le urine non è una soluzione, come invece si riteneva in passato, poiché può danneggiare ulteriormente la mucosa, aumentando la sintomatologia dolorosa senza intervenire efficacemente sulla proliferazione batterica.
In compenso, una dieta ad azione alcalinizzante permette di modificare il pH urinario, contrastandone l’acidità al fine di per creare un ambiente poco propizio alla proliferazione batterica e meno irritante per l’urotelio.
NB: la dieta alcalina non ha effetti sul pH dell’intero organismo e la sua azione non implica un’automatica eliminazione batterica.
La dieta alcalina
Grazie a questi accorgimenti sarà più facile definire quali sono gli alimenti da privilegiare e quelli da limitare, per evitare di cadere in un regime alimentare eccessivamente restrittivo e in una riduzione importante dei principali nutrienti, causando carenze che, invece di supportare, creerebbero uno stato di eccessiva e crescente frustrazione e un risultato finale non soddisfacente se non addirittura penalizzante ai fini di un benessere psicofisico ottimale.
Il diario alimentare
È importante precisare che la letteratura scientifica non offre pubblicazioni e approfondimenti che dimostrino in maniera certa l’efficacia di questo tipo di approccio nutrizionale. Tuttavia, la maggior parte delle persone che soffrono di cistite – e in particolare di cistite abatterica, Sindrome della Vescica Dolorosa o Cistite Interstiziale – confermano l’incidenza dell’alimentazione sui sintomi. Questo perché, se non presuppone eccessive restrizioni, adottare un regime alimentare alcalino non potrà che costituire un importante alleato alle altre misure messe in atto contro la cistite (in prevenzione, così come in fase acuta).
Dato che, al di là delle indicazioni delle tabelle PRAL, potrebbe risultare talvolta complicato identificare gli alimenti responsabili dell’aggravarsi della sintomatologia, tenere un diario alimentare che metta in relazione l’evoluzione dei fastidi e i cibi consumati sembra essere la miglior soluzione affinché ciascuno possa identificare le sue personalissime ‘intolleranze’.
Questo diario alimentare dovrà essere tenuto per un certo periodo di tempo (non inferiore a 10 giorni) e dovrà iniziare con l’annotazione di una routine alimentare basata sul consumo di alimenti base cucinati nel modo più semplice possibile. Dovranno essere riportate tutte le consumazioni, sia di alimenti che di bevande, ai pasti principali e agli spuntini, oltre all’idratazione quotidiana (ideale 1,5-2L al giorno distribuita a piccoli sorsi nell’arco di tutta la giornata).
Terminata questa fase iniziale, si potrà procedere a una progressiva reintroduzione di alimenti potenzialmente irritanti per la vescica, al fine di determinare la tolleranza individuale alla loro consumazione (sempre sotto forma di note all’interno del diario). È fortemente consigliato introdurre un solo alimento ‘nuovo’ al giorno, in piccole quantità il primo giorno, in quantità più consistenti il giorno seguente (una porzione completa).
Tutte le informazioni raccolte saranno di grande aiuto per ‘costruire’ sapientemente le abitudini culinarie di ogni giorno, così come quelle straordinarie (pranzi e cene fuori).
Nella pratica
La scelta reale degli alimenti da consumare, soprattutto inizialmente, è forse l’aspetto più problematico per chi intende seguire fedelmente una dieta alcalina. In realtà, essendo praticamente tutta la frutta e la verdura considerate alimenti alcalinizzanti, esistono numerose possibilità di preparare piatti vari e saporiti, che accontentino tutti i gusti.
Al contrario, la difficoltà di escludere, anche se solo temporaneamente, gli alimenti acidificanti e irritanti è legata principalmente al loro carattere ‘conviviale’: alcool, caffè, té, spezie, cioccolata, salse, alimenti grassi, pomodori, a titolo d’esempio.
Casi particolari
Il limone è un alimento molto utile per la salute e la qualità della vita in generale. Si tratta di uno dei frutti più ricchi di acido citrico, una sostanza essenziale per l’energia delle cellule e per questa ragione indicata per la risoluzione di diversi problemi. Nonostante sia di sapore acido, il limone ha un indice PRAL tale da farlo rientrare nella categoria di uno degli alimenti più alcalinizzanti, e quindi assolutamente indicato in una dieta alcalina.
Tuttavia, la tolleranza individuale a questo alimento varia enormemente da un soggetto all’altro, in base a parametri come l’acidità gastrica, la qualità del microbiota intestinale e il consumo di farmaci, che possono influire modificando l’indice PRAL del limone stesso. Per questo motivo, un consumo regolare non è consigliabile a chi è già a conoscenza di una bassa tolleranza rispetto a questo alimento.
Il caffè e il tè (anche se decaffeinati o deteinati) rappresentano una delle fonti di energia alle quali spesso è difficile rinunciare, oltre alla dipendenza che possono provocare. In questo caso, sarà consigliabile ridurne progressivamente la consumazione, fino all’eliminazione totale e alla sostituzione con altri tipi di bevande consentite.
Il bicarbonato è ottimo per alcalinizzare il pH urinario e disacidificarlo. In fase acuta, è consigliabile assumerne da 1 a 3 cucchiaini sciolti in acqua. A causa del forte contenuto in sodio e del conseguente effetto collaterale sul pH gastrico, se ne sconsiglia l’assunzione prolungata e quotidiana. Sarà più utile privilegiare piuttosto un’alimentazione tendenzialmente alcalinizzante che porti gradualmente il pH a livelli ottimali.
Conclusioni
Precisiamo che la regressione della sintomatologia grazie a questo assestamento alimentare può essere relativamente lento da raggiungere (soprattutto in fase acuta) e che questa nuova dieta (che non può essere considerata una ‘terapia’) comporterà un beneficio significativo solo se seguita per lungo tempo. Non dobbiamo inoltre dimenticare che la cistite rimane una problematica multifattoriale che va gestita a 360°, considerando e facendo attenzione a tutti i fattori predisponenti e precipitanti che possono concorrere, affinché si arrivi ad una risoluzione davvero efficace e duratura.
Un’alimentazione sana, equilibrata e alcalina implica certamente qualche sforzo e attenzione in più, ma costituisce un’eccellente abitudine per la difesa della salute vescicale e più in generale dell’organismo stesso rispetto a nuovi tentativi di attacchi.