Nel presente articolo analizziamo un falso mito difficile da spodestare: l’utilizzo di cranberry (o mirtillo rosso) nel trattamento e nella prevenzione delle infezioni urinarie.
Di seguito verrà riportato uno studio condotto dallo specialista di malattie infettive Manisha Juthani-Mehta della Yale School of Medicine, che ha studiato gli effetti delle compresse di mirtillo rosso ad alte dosi (l’equivalente di 600 ml di succo di cranberry) ogni giorno su 185 donne in una casa di cura.
Ci sembra importante iniziare con una premessa: circa il 60% delle donne nel corso della vita sperimenterà un’infezione delle vie urinarie e si accorgerà di quanto sia una patologia molto dolorosa e difficile da gestire nel quotidiano.
Da moltissimi anni alcuni medici raccomandano succo di cranberry e compresse contenenti l’estratto secco ai loro pazienti come un modo per prevenire le UTI (infezioni delle vie urinarie) ricorrenti o per trattarne i sintomi. Tuttavia in questo studio non si sono riscontrate differenze tra le persone trattate con cranberry e placebo.
Esaminando la letteratura scientifica sull’argomento, si scopre che la quantità raccomandata di succo di cranberry giornaliera va ben oltre una dose possibile e realistica da assumere per un essere umano.
Le donne scelte come campione per lo studio sono donne anziane, residenti in una casa di cura, nelle quali le UTI sono l’infezione più comunemente diagnosticata.
Circa la metà delle donne che risiedono in questa casa di cura sono risultate positive alla batteriuria (batteri nelle urine) e il 90% di esse risulta positiva alla piuria (presenza di batteri e globuli bianchi nelle urine). Questi due risultati sono indicativi di presenza batterica.
I partecipanti sono stati divisi in due gruppi ai quali sono stati assegnati casualmente:
- due compresse di cranberry al giorno, ciascuna contenente 36 mg di proantocianidina (principio attivo)
- un placebo
Prima che lo studio iniziasse, il 31% dei partecipanti era risultato positivo a batteriuria e piuria nelle urine.
Dopo 360 giorni (circa un anno) di assunzione del placebo o delle compresse di cranberry sono stati nuovamente misurati i livelli di batteriuria e piuria dei partecipanti.
I risultati sono estremamente interessanti e sorprendenti: i ricercatori non hanno riscontrato differenze nella presenza di batteriuria e piuria tra il gruppo che aveva assunto cranberry e il gruppo placebo; inoltre non hanno riscontrato differenze nel numero di episodi di UTI (38 donne non hanno terminato lo studio perché non riuscivano ad assumere il prodotto o sono uscite dalla sperimentazione per motivi non correlati, quindi i risultati si basano sulle rimanenti 147 partecipanti).
Lo studio sancisce quindi l’inefficacia dell’utilizzo del cranberry nella cura delle UTI.
La continua promozione dell’uso di cranberry per prevenire le UTI ricorrenti nella cultura popolare o nei consigli online sembra incoerente con la realtà riportata da ripetuti studi. Qualsiasi promozione dell’uso di prodotti a base di cranberry sembra quindi andare oltre le prove scientifiche.
Per coloro hanno seguito da vicino l’evoluzione dell’uso di questo principio attivo nella lotta alle cistiti questi risultati probabilmente non saranno sorprendenti.
Una revisione della letteratura del 2012 di 24 studi, per un totale di 4.473 partecipanti, ha permesso di ritrovare poche prove sugli effetti positivi del cranberry e ha concluso che il suo succo e i suoi estratti non possono essere raccomandati per la prevenzione delle UTI.
Dato che il succo di cranberry normalmente il 27% del frutto spremuto, sembra plausibile che un prodotto con un basso dosaggio di principio attivo sia inefficace. Tuttavia, sulla base dei risultati dello studio di cui sopra, anche se la dose viene aumentata, passando a compresse altamente concentrate, non si sono riscontrati effetti positivi visibili.
Perché il cranberry viene ancora utilizzato nella prevenzione delle UTI?
Esiste più di un motivo, che analizzeremo qui di seguito.
In primo luogo il principio attivo di cranberry, le proantocianidine di tipo A (PAC), ha dimostrato di impedire l’adesione dei batteri alla parete vescicale (urotelio).
Un’ipotesi ragionevole è quindi che, se i batteri causano UTI, un principio attivo che ne blocchi l’accumulo nella vescica potrebbe essere un potenziale trattamento efficace, o almeno una misura preventiva.
Sappiamo che affinché si verifichi un’UTI, i batteri devono aderire e invadere l’urotelio. I PAC interferiscono con la capacità dei batteri di legarsi alla mucosa dell’urotelio e dare così inizio a un’infezione.
Tuttavia esiste una criticità: per prevenire l’adesione batterica sfruttando gli effetti del cranberry, è necessaria una concentrazione estremamente alta per raggiungere un dosaggio di proantocianidine efficace. Purtroppo non è possibile ritrovare una tale quantità né nei succhi, né negli integratori alimentari a base di cranberry formulati per contrastare le UTI.
Ciò significa che la concentrazione di PAC nelle compresse non è abbastanza alta da impedire l’accumulo di batteri in vescica.
La seconda ragione per cui questo mito è così difficile da scalzare è la sua comodità. Mentre si aspetta che l’antibiotico o altri prodotti facciano effetto, bere succo di cranberry o assumere compresse a base del suo principio attivo è comodo e potrebbe dare la sensazione di aver agito correttamente per aiutare l’organismo. Nella migliore delle ipotesi, però, questo comportamento è costoso e non ha effetto.
Si ricorda anche che il cranberry contiene molti zuccheri e, in alte concentrazioni (soprattutto per quanto riguarda il succo), apporta notevoli picchi glicemici.
Infine l’uso di cranberry in prevenzione o durante un’UTI andrebbe evitato perché acidifica le urine. È importante cercare di evitare tale pratica poiché causerebbe un peggioramento dell’irritazione della mucosa, con conseguente aumento (o comparsa) del bruciore durante la minzione.
In alternativa esistono altre sostanze, molto più efficaci delle proantocianidine, che garantiscono una reale azione inibitrice sull’adesività batterica e non hanno gli effetti collaterali e le controindicazioni del cranberry: primo tra tutti il D-Mannosio.
Il cranberry in tutte le sue varietà (mirtillo nero, mirtillo rosso, canadese, americano) è un ottimo alleato per la vista, per la funzionalità del microcircolo ed è un buon antiossidante; ma se si soffre di UTI sarà meglio evitare di assumerlo.
In questo caso sarà più saggio e utile affidarsi piuttosto all’azione del D-Mannosio, privo di effetti collaterali e la cui efficacia è provata da diversi studi. In caso di UTI sarà bene anche idratarsi abbondantemente con acqua non fredda e non gasata, non assumere bevande contenenti zuccheri ed evitare cibi irritanti, come peperoncino, pomodoro, spezie e caffè.
Lo studio analizzato all’inizio del presente articolo è stato pubblicato sul Journal of American Medical Association e potete leggerlo cliccando qui.
Se invece desiderate ricevere un consiglio personalizzato, scrivete a consulenze@deakos.com.