Il presente articolo è una lettura commentata dell’articolo scientifico a proposito di Micoplasma e Ureaplasma intitolato “A Systematic Review of Mycoplasma and Ureaplasma in urogynaecology” scritto dai dottori Nina Combaz-Söhnchen e Annette Kuhn dell’Ospedale Materno-infantile di Berna (Svizzera) e pubblicato sulla rivista di Ostetricia e Ginecologia “Geburtshilfe und Frauenheilkunde” nel 2017, Svizzera.
Micoplasma
Comunemente chiamati ‘Micoplasmi’, i Micoplasmitacei (famiglia che include tutte le specie appartenenti ai generi Micoplasma e Ureaplasma) appartengono alla classe dei batteri Mollicutes.
Si tratta di batteri la cui morfologia e l’iter di vita sono molto diversi dai batteri uropatogeni comuni; infatti:
- sono molto più piccoli
- hanno un genoma estremamente piccolo
- sono privi di parete cellulare
- non hanno pili (appendici proteiche filamentose che si trovano sulla superficie dei batteri)
- hanno una capacità di biosintesi limitata (metabolismo, riproduzione)
- sono molto sensibili ai fattori ambientali
- sono resistenti agli antibiotici
Questi microrganismi hanno quindi delle esigenze elevate in termini di condizioni di vita. Per questa ragione, i Micoplasmi colonizzano l’essere umano come fanno i parassiti, secondo modalità intracellulari ed extracellulari, dal momento che hanno bisogno di trovare un organismo che li accolga per sopravvivere.
Patogenicità dei Micoplasmi
Tra le 200 specie di Micoplasmi che possono attaccare il corpo umano soltanto 6 sembrano essere patogeni nei soggetti immunocompetenti (capacità del corpo di produrre una normale risposta immunitaria a seguito dell’esposizione a un antigene): Mycoplasma pneumoniae, Mycoplasma hominis, Mycoplasma genitalium, Micoplasma fermentans, Ureaplasma parvum et Ureaplasma urealyticum.
È bene precisare che 3 delle specie di Micoplasmi sopracitate sono presenti in maniera significativa nell’apparato genitale (Mycoplasma hominis, Mycoplasma genitalium et Ureaplasma urealyticum), dove possono essere agenti commensali della flora di Döderlein, ma potenzialmente patogeni, quindi opportunisti, in caso di disbiosi ad esempio. Le ricerche indicano che il numero di partner sessuali durante i mesi che precedono le analisi incide sulla prevalenza della colonizzazione batterica nell’apparato urogenitale da parte di questi ceppi.
I Micoplasmi possono causare numerosi disturbi, soprattutto genitali e spesso cronici, che riguardano principalmente gli uomini.
A causa della vicinanza anatomica tra uretra femminile e vagina, si può supporre che la colonizzazione batterica vaginale possa raggiungere anche le vie urinarie. Sono numerose le informazioni sulle infezioni sessualmente trasmissibili, patologie genitali associate ai Micoplasmi. Tuttavia, l’influenza e il potenziale patogeno dei Micoplasmi nel contesto delle infezioni urinarie e di altri disturbi urologici – come la vescica iperattiva, la Sindrome della Vescica Dolorosa (SVD), anche nota come Cistite Interstiziale (CI) – restano ancora incerte.
La loro presenza è stata spesso rilevata in caso di uretrite, cistite e infezione delle vie urinarie superiori (reni, uretra). Il loro ruolo in caso di vescica iperattiva e SVD/CI è ancora oggi oggetto di dibattito.
È stato dimostrato che Mycoplasma hominis e Ureaplasma urealyticum possono essere responsabili anche di pielonefrite (complicazione di un’infezione delle vie urinarie basse, anche se asintomatica).
I Micoplasmi possono causare un’iperattività della vescica o una SVD/CI?
Numerosi recenti studi hanno permesso di rilevare una forte prevalenza della presenza di certe specie di Ureaplasma e Micoplasma nelle urine di donne affette da Vescica Iperattiva o SVD/CI. Gli autori hanno anche dimostrato come in queste pazienti i sintomi migliorino grazie a un trattamento antibiotico mirato.
Quando ricercare i Micoplasmi?
Gli autori sottolineano che la presenza di Micoplasmi va ricercata in caso di:
- disturbi urinari cronici ‘inspiegabili’ e/o sintomi persistenti simili a quelli di un’infezione delle vie urinarie basse, di una pielonefrite o di sintomi uretrali cronici
- urinocolture spesso negative o polimicrobiche
- assenza di risposta alla terapia antibiotica assunta
Inoltre, è necessario effettuare una ricerca per i Micoplasmi prima di avviare approcci diagnostici costosi e invasivi (come cistoscopia, IRM, bilanci urodinamici).
Quali sono i metodi migliori per rilevare i Micoplasmi?
Mentre la maggior parte dei microrganismi uropatogeni possono essere rilevati tramite una semplice urinocoltura, i Micoplasmi necessitano invece una di ricerca specifica. Infatti, possono essere rilevati sia in soggetti asintomatici, che in soggetti con una sintomatologia più specifica.
A causa della modalità di contagio intracellulare, la quantità di batteri presenti nelle urine non è direttamente legata alla quantità di batteri realmente presenti nella parete vescicale. Infatti, è possibile rilevare una grande quantità di questi organismi intracellulari nella parete vescicale, anche in assenza di batteriuria (presenza di batteri nelle urine). Per questo motivo, l’esame da prediligere per il rilevamento di Micoplasmi è il tampone uretrale.
Ad esempio, Mycoplasma genitalium non viene rilevato dall’urinocoltura a causa della sua crescita estremamente lenta. La reazione a catena della polimerasi (PCR: polymerase chain reaction) è il metodo diagnostico più utilizzato, poiché fornisce risultati rapidi e affidabili.
Al contrario, Ureaplasma urealyticum e Mycoplasma hominis possono essere rilevati sia grazie a urinocoltura che a PCR.
In caso di risultato positivo, la decisione più difficile spetta al medico, il quale dovrà interpretare i risultati degli esami (tenendo conto anche della sintomatologia), capire se il batterio rilevato è patogeno o meno, e mettere in atto un trattamento che rispetti un adeguato antibiogramma.
Trattamento di Micoplasma e Ureaplasma
Lo studio sopracitato precisa diversi aspetti relativi al trattamento:
- la terapia antibiotica va scelta solo dopo aver consultato l’antibiogramma, per prevenire ed evitare pericolose resistenze
- il trattamento deve essere esteso anche al partner
- l’utilizzo del preservativo è imperativo fino alla completa risoluzione della problematica
Conclusione dello studio
Gli autori dello studio concludono che, stando alla situazione attuale (2018), i Micoplasmi dovrebbero essere specificatamente ricercati tramite tampone uretrale e successivamente analisi PCR nei pazienti con infezioni ricorrenti o le cui urinocolture siano solitamente negative.
Nelle donne con sintomatologia, il trattamento dovrebbe essere sempre preceduto da un antibiogramma, dato che la natura intracellulare dei Micoplasmi può facilmente rendere l’antibiotico inefficace.
Infine, si può presumere che nelle donne soggette a cistiti croniche o che soffrono di una sintomatologia urogenitale apparentemente abatterica, questi agenti patogeni, difficili da rilevare, abbiano un ruolo spesso sottovalutato.